domenica 22 luglio 2012

If you are walking in circles you’ll find yourself back at the start


 In cui vi racconto un pochino cosa succede e molto che cosa penso, come al solito.

“Secondo me dovresti metterti a cercare un ragazzo… Cosa aspetti?”
“Beh, arriverà il momento giusto, prima o poi.”


Ebbene no, questo blog non è stato prematuramente pensionato. Sono di nuovo qui ad ammorbarvi con tutte le mie riflessioni prive di ogni filo logico, le mie vicende impastate con i testi (e le musiche, anche!) di canzoni vecchie e nuove, così ben rimescolate che alla fine nemmeno io riesco più a capire dove finisca la mia vita e dove inizi quella di qualcun altro!

La sessione d’esami che tutti temevamo alla fine è arrivata, portando con sé interminabili giornate inchiodati alla scrivania, attacchi parossistici di yoga senza un perché, lunghe passeggiate montane al tramonto, in cerca di un panorama abbastanza vasto ed immobile da convincermi che la mia vita non è altro che un puntino tremendamente insignificante e fugace in un modo tanto, tanto grande e tanto, tanto vecchio. Per dirla tutta, la mia sessione non è finita proprio per un cazzo, ma faccio finta di non avere un esame a un tiro di schioppo e mi ritrovo qui a scrivere scempiaggini.

Negli ultimi tempi però non è stato un così grande mortorio, dopotutto. Per mia fortuna, per quanto mi sforzi, non riesco proprio a dedicarmi completamente alle cose che dovrei fare e in qualche modo mi ritrovo spesso a fare quello che non dovrei fare. Così l’ho trovato, il tempo per girare di notte in bicicletta per Borgo Roma e la ZAI, dopo serate a base di rooibos caldo e sigarette, sulle note tiepide dei Real Estate ("I don't know who's behind the wheel, sometimes I feel like I don't know the deal"), sospinto dal venticello notturno che a giugno accarezza la cima del Cupolone dei Magazzini Generali [Sì, ho una passione quasi malata per questa zona di Verona, perdonatemi]. Per non parlare poi di quei maledetti uccellini che alle due del mattino cantano in modo ossessivo, facendomi venire in mente per qualche istante un sospettoso e disperato Aidan Moffat di alcuni anni fa.
Forse dovrei anche scrivere un post sul concerto dei Flaming Lips e i loro palloncini giganti? Mah, credo che alla fine racconterei le solite tre cose che infestano la rete da lustri, quindi passo.

Nelle ultime settimane ho rivisto alcune persone che non vedevo da molto tempo. Di quegli incontri non esattamente inattesi, ma sicuramente sempre un po’ emozionanti. E così mi sono fatto raccontare delle loro esperienze in realtà diverse da quella italiana, o anche semplicemente differenti da quella della nostra piccola città. Man mano che i racconti proseguivano, tra i particolari divertenti e gli aneddoti iniziava a farsi strada un’ombra, l’inquietante profilo di quella domanda che non avevo mai considerato prima di queste chiacchierate, ma che in quei rispettivi momenti si faceva regolarmente sempre più chiara e nitida: sarebbe arrivata, e, puntualmente, mi avrebbe colto impreparato.
“E tu? Cosa fai?”

Eh, già. E io? Cosa faccio? Non so mai cosa rispondere, a questa limpida ma intricatissima domanda. Perché nessuno mi chiede mai a cosa sto pensando? Forse saprei rispondere meglio. La verità è che adesso sto facendo tanti programmi, tantissimi. Alcuni che si escludono a vicenda. Ma chissene!, fintanto che progetto non dovrò mai scontrarmi con l’evidenza lampante dell’irrealizzabilità dei miei progetti.
Ed ogni volta quella domanda, quel “cosa fai?”, mi catapulta in mezzo a un deserto, sotto un sole ustionante, con una borraccia colma d’acqua ormai calda ed una mappa mal abbozzata ma al contempo troppo piena di indicazioni frivole. E so che se non ne uscirò in fretta, finirà che inizierò a girare intorno, finirà che non avrò più idea di dove mi trovo, finirà che tutto quello che potrò fare sarà fare altri progetti, farmi venire altre idee, altri pensieri.
Finirà che mi troverò sempre al punto di inizio.

Il problema è che, onestamente, non lo so cosa faccio. Ma, se volete, posso annoiarvi per ore con quello che potrei fare, con i miei giri in tondo.

“Il momento giusto? I momenti passano in continuazione…”
“Hum, sì… Ci penserò”


listening: Love’s Dart – Django Django

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